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https://www.affaritaliani.it/cronache/le-influencer-come-le-sirene-dell-odissea-ma-utenti-non-astuti-come-ulisse-914914.html

02/05/2024

INFLUENCER “IN ANIMOS INFLUERE”

Maria Pia Leziroli


Un comportamento, dentro e fuori dal web, dato che ha a che fare con la realtà attuale, dovrebbe essere normato con le stesse regole che già disciplinano il vivere civile. Secondo AGCOM, intervenuta di recente sul tema, “Influencer è responsabile sui contenuti” e quindi dovrebbe, a parere di chi scrive, possedere conoscenze culturalmente qualificanti, finalizzate a giudizi trascendenti la semplice opinione (doxa), perché correlati al principio di verità (alétheia). “Il servizio è caratterizzato da un legame stabile ed effettivo con l'economia italiana”. Quindi, questo, è un campo largo, che interessa non solo il mondo dei meri consumi alimentari, della moda, del fitness etc., ma anche quello della cultura letteraria, artistica, musicale, cinematografica, etc. A prescindere dal fatto che oggi l'Influencer appare principalmente qualificato dall'Autorità come soggetto che svolge “un’attività analoga o comunque assimilabile a quella dei fornitori di servizi di media audiovisivi…”, la definizione dovrebbe essere considerata, come si dirà più oltre, ed in previsione di ulteriori sviluppi, più a titolo meramente esemplificativo, che non esaustivo. L'Influencer, in vari modi e forme, è soggetto che nasce con l'uomo. “Il principio di ogni conoscenza sta nella capacità di provare meraviglia...”. Così, i massimi filosofi greci, Platone e Aristotele. Ma, dopo di loro, chiunque volesse dare un impulso allo sviluppo ed alla crescita, individuale e collettiva, non ha mai potuto prescindere da questo principio. Per trasmettere il sapere, i sofisti chiedevano un compenso. Diversamente da Socrate, che avvicinava gli uomini, certo di compiere una missione pedagogico/maieutica, dove la comunicazione consisteva nel tirar fuori, e non nel buttar dentro. Quindi, non dovrebbe esserci un costo, là dove il principio è aiutare l'uomo, attraverso la conoscenza di sé, ad acquisire gli strumenti, che lo possono avviare ad una ricerca, il cui obiettivo è la definizione del bene, del giusto, del vero, per sé e per gli altri. In altri termini, occorre un aiuto a sapere guardare dentro sé stessi, strumento primario di conoscenza. Le leggi del mercato ci inondano di cose, dove risulta difficile distinguerne la vera utilità, perché tutto avviene nell'indistinto dell'avere. Secondo Fromm, il mondo dell'apparire prevale sull'essere e quindi logica vuole che sul primo si fondi il successo nel governo degli individui. Lui ha visto nell'avere la dimensione del possesso e relativo consumismo: “Se uno non ha nulla, non è nulla”. Secondo Adorno, l'illusione di Nietzsche e di Schopenhauer, di annullare le catene dell'individualità, finirebbe col consegnarci indifesi all'onnipotenza dei meccanismi economici. Proprio quelli, che governano il mondo e lasciano campo libero agli Influencer, gente ben integrata nel sistema. Compito della scuola, principio cardine, è, da sempre, promuovere la formazione dello spirito critico, quello cioè, che aiuta a discernere, a distinguere, a capire, ad intus legere, leggere dentro. In base a tali argomentazioni, entra qui di prepotenza la parola Influencer. Sembra nuova, ma solo per l'ascendenza anglofona, in realtà non è proprio così. “In animos influere”: suggestionare gli animi. Cicerone nel “De Legibus”. “Nihil tam facile in animos teneros atque mollis influere”. Influencer è quindi terminologia diventata anglofona, ma nata latina con semantica pressoché identica. Entrare artatamente negli animi può essere un facile strumento di persuasione, come il canto obnubilante delle Sirene, che irretivano, cioè mettevano nella rete “plaga”. Se non hai difese, ne diventi facile preda. Non per niente, l'astuto Ulisse si è fatto legare ad un palo della nave, per non cadere vittima del loro canto. Oggi certe sirene del web si chiamano Influencer, ma nessuno è così astuto, o pensa di legarsi per resistere al loro canto, anzi, la maggior parte ne è felice, sempre più inconsapevole di essere “strumento cieco di occhiuta rapina”. Cambiano i contesti, mutano le situazioni, ma chi sta o si pone in alto, o re, o capo, o governante, o influenzatore, riesce bene a far breccia su chi non possiede strumenti propri di auto difesa. Nel paragrafo Melange, in Minima Moralia, T. Adorno così afferma: “Una società emancipata...sarebbe la realizzazione dell'universale nella conciliazione delle differenze. Una politica a cui questo stesse a cuore non dovrebbe propagare l'astratta eguaglianza degli uomini. Dovrebbe invece richiamare l'attenzione sulle cattive eguaglianze di oggi...e concepire uno stato di cose migliore, come quello in cui si potrà essere diversi senza paura”. Questo appare un punto dirimente. La paura di essere diversi fa vincere la logica omologatrice dell'influenzatore. Stare nel web, indossare, comprare, mangiare quello, che viene promesso come conquista della felicità, fa parte ormai di un rituale, a cui è impossibile sottrarsi, pena il sentirsene esclusi. Siamo lontani dal cartesiano “Cogito ergo sum” e sommersi nel mare del consumo ergo sum. Commedia, tragedia, trionfi e cadute, segnano la storia di questi umani, che il pubblico entusiasticamente idolatra, poi, spesso, come emerge da recenti fatti di cronaca, per fisiologici capovolgimenti del destino, spesso non disgiunti dall'umano errore, altrettanto convintamente, abbandona. Il genio di Manzoni mirabilmente ravvisa in Napoleone uno dei più grandi e seguiti “influencer” della Storia: “Due volte nella polvere, due volte sull'altar”. Sintesi di quanto può accadere, non sempre in forma di tragedia, ma spesso di triste commedia, a chi percorre le strade del successo mediatico.


1 “Musica e diritto. Dal fonogramma al digitale”. G. Pagano-M.P. Leziroli Ed. Franco Angeli 2005.

2 Linee guida volte a garantire il rispetto delle disposizioni del testo unico da parte degli Influencer e istituzione di un apposito tavolo tecnico” Agcom - Allegato A delibera

n. 7/24/CONS.

3 Ibidem.

4 Giuseppe Giusti “Sant'Ambrogio”.

5 A. Manzoni “Cinque maggio”.

https://ntplusdiritto.ilsole24ore.com/art/diritto-d-autore-videoclip-creativita-e-censura-ADvvu0GB

Professione e Mercato, 01/02/2021

Diritto d'autore: videoclip tra creatività e censura 

di Maria Pia Leziroli* 

Ogni messaggio, scritto, parlato, musicale o animato va sempre letto, per onestà e coraggio intellettuale, nel suo insieme 

Il Videoclip o "musica da vedere" (1), è un'opera composta, in cui la musica e le immagini si fondono armonicamente. Con sentenza 20 dicembre 2016, n. 3121, il Tribunale di Bologna, Sezione specializzata in materia di Impresa, ha chiarito che i videoclip di carattere creativo, per il risultato finale e le caratteristiche con cui sono realizzati, sono un'estensione delle opere audiovisive assimilate, a loro volta, alle opere cinematografiche disciplinate dall'articolo 44 della Legge sul diritto d'autore n. 633/1941 e ss.mm. Si considerano co-autori l'autore del soggetto, della sceneggiatura, della musica ed il direttore artistico/regista, mentre la titolarità e l'esercizio dei diritti di utilizzazione spettano al produttore. La legge speciale, dunque, all'art. 1, tutela le opere dell'ingegno di carattere creativo, che appartengono anche alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione. Il concetto giuridico di creatività "non coincide con quelli di creazione, originalità e novità assoluta, ma si riferisce alla personale ed individuale espressione di un'oggettività appartenente alle categorie elencate, in via esemplificativa, nella Legge n. 633, articolo 1, di modo che, affinché un'opera dell'ingegno riceva protezione a norma di detta legge, è sufficiente la sussistenza di un "atto creativo", seppur minimo, suscettibile di estrinsecazione nel mondo esteriore" (Corte di Cassazione, Sezione 1 civile, Sentenza 15 giugno 2015, n. 12314). Ogni messaggio, scritto, parlato, e, nel nostro caso, musicale e animato, va sempre letto, per onestà e coraggio intellettuale, nel suo insieme. Estrapolarne un passo, utilizzandolo senza leggere il messaggio d'insieme, è operazione che rischia di essere fuorviante. È quanto sembra essere accaduto con la recente pubblicazione del tanto contestato videoclip di una nota cantante italiana : la rappresentazione dei poliziotti, che hanno ucciso George Floyd, col volto dei maiali, è un palese richiamo a suini di orwelliana memoria, artefici, nella "farm", di una spietata dittatura postrivoluzionaria. Se così è, è pertanto irragionevole e fuorviante cercarvi un indiscriminato riferimento a tutte le forze dell'ordine, mentre è corretto leggervi un atto d'accusa a "quelle" forze dell'ordine, che hanno abusato del loro potere, calpestando diritti e dignità dell'essere umano, che avrebbero dovuto proteggere. In breve Ogni giurista, avveduto e competente, sa bene che utilizzare, nei propri scritti difensivi, un estratto di sentenza, senza averla letta e analizzata integralmente, per affermare un principio di diritto, utile al suo personale e specifico "caso", il più delle volte, non è giuridicamente corretto, e potenzialmente dannoso ai fini di una giustizia giusta. La sentenza, contenente un ragionamento logico-giuridico, adattato ad un caso concreto, va dunque letta sempre integralmente, indi applicata, con tali presupposti, al caso concreto. Il video musicale in oggetto richiama, anche nel titolo, contenuti di una cronaca, quella del 25 maggio u.s., con il tristemente noto slogan stampato sulle mascherine anti-coronavirus "I can't breathe", pronunciato, appunto, da Floyd. In ogni ordinamento democratico deve essere assicurata la libertà di informazione, quale diritto ad informare e ad essere informati. La rappresentazione del video, realizzata con toni forti, ma allo stesso tempo ricercati, perché intrisi di riferimenti culturali, richiama valori etici condivisibili dalla collettività ed invita alla riflessione. Anche la satira, forma artistica esercitata da sempre nei confronti del potere di qualsiasi natura, rientra nel diritto di manifestazione del pensiero di cui agli artt. 2 e 3 della Costituzione e gode della tutela riservata dal costituente alle espressioni artistiche e culturali. Stampa / Il Sole 24 ORE aderisce a P.I. 00777910159 © Copyright Il Sole 24 Ore Tutti i diritti riservati La satira deforma la realtà attraverso il paradosso, le figure retoriche, la derisione, e si sofferma su aspetti del personaggio che sono già, in virtù dell'informazione, di dominio pubblico, e quindi facilmente decodificabili e godibili nella loro alterazione caricaturale (Tribunale Milano, 13/04/2012). Pensiamo al singolo di Robbie Williams "Can't Stop Christmas", satirico e irriverente videoclip acclamato dalla critica, in cui l'artista si trasforma nel Primo Ministro inglese Boris Johnson, in un briefing a Downing Street, sostenuto dai suoi consulenti, prima di essere raggiunto da una "Theresa May", che balla. Il mondo della poesia e della letteratura, dell'arte, della cultura, intesa come sviluppo della dignità della persona, ha, da sempre, fatto uso di figure retoriche, proprio per colpire, con l'arma incruenta della parola, ingiustizie, soprusi, debolezze, non altrimenti perseguibili. Volendo stare sul "popolare", Giusti, in "Sant'ambrogio", sferza e colloca i soldati austriaci nella "vigna a far da pali" ..."coi baffi di capecchio e con que' musi"... E non risparmia loro niente: "maramaglia"..."ribrezzo"..."lezzo"..."sego"..., e l'obiettivo è sempre il potere che rappresentano. Nessun uomo, detrattore, con le sue opere satiriche, di forme devianti autoritarie, è stato mai amato dallo stesso, e questo, assurdamente, non solo in dittatura, ma anche, spesso, in democrazia. L'utopia del pensiero tollerante e aperto alle idee altrui, ben espresso dalla scrittrice Evelyn Hall, è rimasto, nelle nostre democrazie immemori, un'utopia (s)venduta come realtà. Il pessimistico realismo della favolistica, dove gli animali assurgono a modello di vizi e virtù dell'essere umano, può essere rovesciato da un'intelligenza del cuore, che non si ferma alla utilitaristica grettezza del "do ut des", o, peggio ancora, del" ti mangio perché sono il più forte", come fa il lupo con l'agnello. Ben lo vediamo nell'invito di Rodari a "stare dalla parte della cicala, che il più bel canto non vende, regala". È quanto ha fatto la cantante senese, denunciando, attraverso una serie di evocazioni e provocazioni, col suo inconfondibile stile artistico, e supportata da un video simbolico, piaghe e debolezze etiche, sociali e politiche di una società sempre meno democratica e sempre più contraddittoria.

*Avvocato, LegalFor 

(1) Fernando Leonini, Il videoclip, in AIDA 1998, pag. 73 

www.ilgiorno.it/commento/omaggio-citta-1.4965421

Il Giorno, 04/01/2020

"Nella piazza dei Mercanti": omaggio a Milano

Luogo di partenza, Piazza dei Mercanti, XIII secolo, primo nucleo storico della città, nonché luogo di giustizia, di RUBEN RAZZANTE*

Milano, 4 gennaio 2020 - Da qualche giorno è disponibile il nuovo video di Nio, pseudonimo di Giorgia Marra, artista poliedrica e storica voce Metal dei Winter haze. Il brano che lo accompagna, “Nella Piazza dei Mercanti”, con arrangiamenti di Max Zanotti (Deasonika, Rezophonic), è di Maria Pia Leziroli. Si tratta di un onirico omaggio a Milano. Luogo di partenza, Piazza dei Mercanti, XIII secolo, primo nucleo storico della città, nonché luogo di giustizia. Nata prima dell’edificazione del Duomo, al quale nell’immaginario è subalterna, sembra che a lei spetti, all’inizio del video, il compito quasi didattico di ricostruire un verosimile ordine cronologico. Ma il principio di realtà è presto sovvertito, fino al punto di far cadere nell’oblio ogni certezza spazio/temporale, e di lasciare il posto alla dimensione propria del sogno: per una luce improvvisa che si nebulizza, tutto si ammanta di nebbia, preconizzando un Altrove ancora lontano, destinato addirittura alla più alta guglia del Duomo. Milano, città baciata dalla fortuna e ricca di un grande capitale umano, manca di un elemento che ricorre nel sogno, anche ad occhi aperti: il mare. Il video, girato di notte da Maria Pia Leziroli, con la preziosa collaborazione di Alessandro Mauri, dipinge una città immersa in un gioco di luci, ombre e fantasmi, fantastica visione che, attraverso la suggestiva interpretazione di Nio, ci porta naturalmente a cercare il senso del nostro esistere e del nostro continuo peregrinare. La velocizzazione delle macchine vi crea un forte contrasto con la fissità dei monumenti, da cui trasuda una esigenza di interrogazione metafisica, cui il DNA di Milano non può essere estraneo. Neppure è nuovo nel panorama musicale che molti autori siano anche laureati in giurisprudenza. Questo particolare induce a pensare ad una ispirazione che trae alimento dalla cultura e alla cultura dà un importante contributo di esperienza e di riflessione. L’autrice, che deve stare per professione con i piedi per terra, sente l’esigenza di volare, di salire in un cielo dove la nebbia svela e disvela.

*Docente di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica

https://www.quirinale.it/allegati_statici/bib_accessioni/BollettinoNuoveAccessioni2_2009.pdf

Leziroli, Maria Pia D'autore: il diritto piu antico : testimonianze di protagoniste / Maria Pia Leziroli ; prefazione di Marisa Nardo - Milano : Angeli, 2008 - 144 p. ; 23 cm – (La società ; 90) Collocazione: 5.A.18 L'autore, dal greco auxano, "far crescere", e dal latino augere, "accrescere", è colui che prolunga nel tempo quel fiat, iniziato e mai finito, di passaggi e trasformazioni, volte a migliorare, a progredire, a passare dall'imperfetto al sempre più perfetto. Per questo il diritto d'autore è il diritto più antico, reale, assoluto, anche se non da subito rivendicato ed esercitato. Ed è il diritto più spirituale: lo si acquista con la creazione intellettuale di un'opera originale, oggi la qualità più richiesta dal mercato - la presuppongono infatti ricerca e sperimentazione tecnica, scientifica, artistica. Partendo dai fondamenti del diritto d'autore, il libro ripercorre le principali norme che oggi disciplinano la materia, privilegiando l'aspetto morale del diritto d'autore attraverso la lettura della legge 22 aprile 1941 n. 633, "Protezione del diritto d'autore e di altri diritti connessi al suo esercizio", e successive modificazioni. Utile strumento per enti, istituzioni, associazioni di categoria, produttori, artisti, interpreti ed esecutori, attori, operatori del diritto, studenti, e in generale per tutti coloro che intendono tutelare le loro opere, il libro presenta nella parte conclusiva un'interessante ulteriore riflessione sul tema della legislazione in materia di diritto d'autore, sotto forma di una serie di interveste a protagoniste di mondi che alla tutela della creatività devono la loro crescita, il loro sviluppo, la loro stessa ragion d'essere.